E waste: l'emergenza dei rifiuti invisibili

E waste: perché i rifiuti elettronici sono pericolosi e come vanno smaltiti correttamente per proteggere ambiente e salute?
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Pubblicato il 10/08/25

Smartphone vecchi, computer rotti, stampanti abbandonate in cantina: quanti dispositivi elettronici inutilizzati si accumulano in casa senza che ce ne accorgiamo? Tutti questi oggetti rientrano nella categoria dell’e-waste, ovvero rifiuti elettronici ed elettrici, che anche se sottovalutati, rappresentano una delle forme di inquinamento più preoccupanti e in rapida crescita al mondo. Ma cos'è l’e-waste, perché è pericoloso e come smaltirlo nel modo più corretto per tutelare ambiente e salute?

Cos’è l’e-waste e da cosa è composto

Il termine e-waste, electronic waste, indica tutti i rifiuti provenienti da dispositivi elettronici ed elettrici non più funzionanti o obsoleti. Rientrano quindi in questa categoria:

- telefoni cellulari, tablet, PC e accessori
- televisori, monitor, stampanti
- elettrodomestici grandi e piccoli
- apparecchi audio-video, cavi, caricabatterie

Ma perché è un rifiuto tanto pericoloso? Perché l’e-waste contiene una combinazione di materiali molto diversi: da un lato componenti recuperabili come metalli preziosi, plastica e vetro, dall’altro sostanze tossiche e pericolose come piombo, mercurio, cadmio, cromo esavalente e ritardanti di fiamma bromurati.

Ed è proprio per questa composizione mista, che l’e-waste non può essere smaltito insieme ai normali rifiuti domestici, ma richiede una gestione specifica e tracciabile, per evitare danni ambientali e sprechi di risorse. Quando trattati correttamente, infatti, questi rifiuti rappresentano una preziosa fonte di materiali riciclabili e contribuiscono a ridurre l’impatto sul pianeta. Ma se abbandonati o gestiti illegalmente, si configurano invece come una delle principali minacce ambientali dei nostri tempi.

I rischi ambientali e sanitari dei rifiuti elettronici

Se smaltito in modo scorretto, l’e-waste può causare gravi danni ambientali. Le sostanze tossiche presenti nei componenti elettronici possono infatti contaminare il suolo e le falde acquifere, con effetti devastanti per gli ecosistemi.

Dal punto di vista sanitario, poi, i rifiuti elettronici esposti alle intemperie o bruciati illegalmente rilasciano sostanze nocive nell’aria, mettendo a rischio la salute delle persone.

Inoltre, buttare via dispositivi elettronici significa sprecare materiali preziosi e risorse naturali, che potrebbero essere recuperati e reintrodotti nel ciclo produttivo attraverso il riciclo. E siccome la salute pubblica va tutelata e il nostro pianeta preservato dallo sfruttamento selvaggio, ecco che lo smaltimento corretto dell’e-waste diventa un imperativo.

Come smaltire correttamente l’e-waste e contribuire all’economia circolare

Per evitare danni al pianeta e alle persone, per smaltire l’e-waste è essenziale affidarsi a centri di raccolta autorizzati o a servizi di ritiro dedicati. Ad esempio, in molti comuni esistono isole ecologiche che accettano dispositivi elettronici e servizi organizzati ad hoc, che si fanno carico del ritiro dei grandi elettrodomestici. Inoltre, ormai moltissimi rivenditori ritirano i dispositivi vecchi nel momento in cui vendono un nuovo prodotto.

Inoltre, esistono anche progetti di riuso e rigenerazione, che permettono a dispositivi apparentemente inutilizzabili di tornare a nuova vita. In alternativa, si può contribuire alla riduzione dell’e-waste donando i dispositivi ancora funzionanti, ad esempio alle associazioni sportive e di volontariato, o vendendoli tramite piattaforme specializzate.

Gestire correttamente i rifiuti elettronici, insomma, significa entrare in un’ottica di economia circolare, in cui ogni oggetto ha più vite e ad ogni materiale viene riconosciuto il valore che ha. Da Ralacarta, ad esempio, ci impegniamo ogni giorno per la salvaguardia del pianeta e offriamo diversi servizi. E se vuoi rimanere aggiornato sulle ultime news di settore, segui il nostro blog

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